mercoledì 2 dicembre 2009

Iscrizioni corso A e B

Approfitto di una domanda rivoltami via e-mail per dissipare un eventuale dubbio.
Ogni studente iscritto a "Pensare la Politica" (2009-2010) può liberamente decidere se frequentare il corso A, il corso B o entrambi (i corsi si svolgono l'uno di seguito all'altro anche per rendere possibile questa opzione).
Per frequentare il corso B non è necessario né avere frequentato "Pensare la Politica" nell'a.s. 2008/2009, né frequentare prima il corso A.
Tuttavia, considerando il livello più approfondito del corso B ("avanzato", si direbbe in ambito universitario), personalmente consiglio di frequentare prima il corso A a chi non avesse frequentato "Pensare la Politica" lo scorso anno.

venerdì 6 novembre 2009

Attivazione Corsi

Ho il piacere di informarvi che sia il corso A sia il corso B di "Pensare la Politica" sono stati attivati.

Tutti gli iscritti sono invitati a contattarmi via e-mail all'indirizzo tommasomilani@hotmail.com, fornendomi un recapito di posta elettronica, in modo di programmare al meglio le date in cui si terranno gli incontri.

giovedì 8 ottobre 2009

Pensare la Politica 2009/2010

"Pensare la Politica", al suo terzo anno, raddoppia.
Esisteranno due canali, articolati in quattro incontri ciascuno.

Il corso A, "I fondamenti della teoria democratica", si concentra sugli interrogativi basilari che ogni studente/cittadino, interessato a riflettere sul problema della democrazia, si trova a dover affrontare: qual è la funzione della rappresentanza? Quale rapporto intercorre fra scelta individuale e scelta collettiva? Quali requisiti essenziali una democrazia deve rispettare, per essere "democratica" e, nel contempo, funzionare?

Il corso B, "Sistemi democratici contemporanei", introduce il concetto di "sistema politico", e mira ad offrire una panoramica sulle caratteristiche di alcune democrazie esistenti. Prestando particolare attenzione ai sistemi di partito e alle leggi (formule) elettorali, si analizzerà criticamente il caso italiano (1945-1993).

Di seguito, un indicativo elenco degli incontri:

CORSO A:

1) I concetti di partecipazione politica e di scelta razionale;
2) Costi di legittimità e costi di partecipazione: scelta politica e scelta economica al paragone;
3) La rappresentanza ed il ruolo degli intermediari istituzionali;
4) La democrazia procedurale di Joseph A. Schumpeter;

CORSO B:

1) Sistemi politici e forme di governo;
2) Tecniche decisionali e formule elettorali;
3) Sistemi di partito e modelli di democrazia;
4) Il ruolo dei partiti nel caso italiano (1945-1993);

I corsi si terranno nei mesi di gennaio-febbraio.

Tutti gli studenti potenzialmente interessati sono caldamente invitati ad iscriversi in Segreteria. Poiché l'attivazione dei corsi è subordinata al raggiungimento minimo di iscritti, iscriversi in via cautelare è essenziale, per garantire lo svolgimento di questa attività.

Per ulteriori richieste, scrivere a: tommasomilani@hotmail.com

giovedì 21 maggio 2009

venerdì 13 marzo 2009

Incontro "Il principio d'intervento fra politica e diritto"

Segnalo materiali utili per eventuali approfondimenti.

Sulla possibilità di processare capi di Stato (testo non aggiornato al caso Bashir):
http://www.affarinternazionali.it/articolo.asp?ID=420

Sul mandato d'arresto all'indirizzo del Presidente del Sudan (analisi tecnica):
http://www.ispionline.it/it/documents/PB_119_2009.pdf
http://www.affarinternazionali.it/articolo.asp?ID=900 (articolo anteriore al mandato d'arresto)
http://www.affarinternazionali.it/articolo.asp?ID=1085

Sul mandato d'arresto all'indirizzo del Presidente del Sudan (due opinioni opposte):
http://www.corriere.it/editoriali/09_marzo_05/levy_f455151a-094d-11de-84bf-00144f02aabc.shtml
http://www.loccidentale.it/articolo/sudan,+perch%C3%A9+il+mandato+d%E2%80%99arresto+contro+al-bashir+non+ha+funzionato.0067573

lunedì 16 febbraio 2009

Commento finale e presenze

Scrivo poche righe, in conclusione, per manifestare il mio apprezzamento per come il corso si è svolto. In attesa dei vostri commenti, non posso che esprimere la mia soddisfazione anzitutto per la partecipazione regolare ed assidua (come testimoniano i dati riportati qui sotto), quindi per la sua "qualità". Avere riscontrato un interesse, espressosi in interventi puntuali ed acuti da parte dei frequentanti, mi pare dimostri come, nei licei, esista la possibilità di approfondire tematiche extracurricolari con buon successo. E di questo vi ringrazio.
Mi limito a ribadire i "consigli" di lettura conclusivi: due volumi entrambi di Giovanni Sartori. Per la parte generale, "Democrazia: cosa è" (Milano, Rizzoli 2006 o 2007). Per la sezione relativa ai sistemi elettorali ed alle forme di governo: "Ingegneria costituzionale comparata" (Bologna, Il Mulino 2004).
Segue il computo delle presenze. I nomi sono ordinati sulla base delle presenze. Fra persone con il medesimo numero di presenze, l'ordine è alfabetico.
Dal momento che questi dati saranno presto inoltrati alla segreteria in funzione del riconoscimento dei crediti, vi invito a contattarmi in caso di discrepanze fra quanto da me registrato e quanto vi risulta.

Lista delle presenze:

Costanza Benassi (III H): 5 presenze
Francesco Coco (III D): 5 presenze
Marco Colombo (III E): 5 presenze
Ledri Hysenaj (I B): 5 presenze
Edoardo Nadalini (II D): 5 presenze
Irene Resca (I D): 5 presenze
Viola Todeschini (V B): 5 presenze
Beatrice Amorosi (III H): 4 presenze
Clara Larcher (II E): 4 presenze
Maria Giulia Tinti (I B): 4 presenze
Francesca Bina (V B): 3 presenze
Sara Harper (I D): 3 presenze
Elia Pirone (I F): 3 presenze
Elena Nicoletti (V B): 1 presenza
Lorenzo Pedretti (?): 1 presenza

domenica 15 febbraio 2009

Incontro su Huntington

In merito all'incontro di venerdì 14 febbraio dedicato a Samuel P. Huntington, mi permetto di segnalare la presenza, sul sito web della rivista "Foreign Affairs", di alcuni suoi articoli, nonché di recensioni di alcuni suoi saggi.
Vista la levatura dei nomi coinvolti (si tratta di una pagina commemorativa, essendo Huntington deceduto meno di due mesi fa) se ne consiglia la lettura agli interessati.
Gli articoli sono in lingua inglese.

Segue il link:

http://www.foreignaffairs.org/background/huntington

giovedì 5 febbraio 2009

Comunicazione

Rammento agli studenti frequentanti che il 5° ed ultimo incontro del corso integrativo, previsto per lunedì 9 febbraio, è stato posticipato a lunedì 16 febbraio, nella medesima fascia oraria (15-17).

martedì 27 gennaio 2009

Riepilogo

Giunti alla terza lezione, ritengo opportuno riepilogare brevemente quanto detto sinora.
Segnalo anche una interessante sintesi dei capitoli di Schumpeter disponibile on-line, sul sito della facoltà di sociologia dell'Università di Milano:
www.sociol.unimi.it/corsi/scienzapoliticasie_al/documenti/File/Schumpeter.ppt

***

Studiare empiricamente la democrazia, ricorrendo agli strumenti della scienza politica, significa spiegare il comportamento dei principali attori politici (elettori, leader, partiti, gruppi di pressione, etc.) in un sistema democratico: ovvero capire con quali mezzi e in vista di quali fini essi fanno quello che fanno. Diversamente dalla filosofia politica, la scienza politica non pretende di prescrivere un dato comportamento in luogo di un altro, bensì di descrivere e spiegare i comportamenti osservabili degli attori.
“Democrazia” è un termine estremamente popolare ed apprezzato, con cui quotidianamente si designa una varietà di situazioni, dinamiche, relazioni umane. Da un punto di vista politico, la “democraticità” – intesa come proprietà di ciò che è democratico – ha a che fare, in prima approssimazione, con nozioni quali a) l’esistenza di un popolo che decide; b) la tutela delle libertà fondamentali; c) la partecipazione ai processi decisionali; d) l’appartenenza ad una comunità. Il linguaggio quotidiano, tuttavia, pur non essendosi formato in modo arbitrario, contiene approssimazioni e storture che il linguaggio specialistico (proprio della scienza politica) si sforza di emendare. L’analisi empirica dimostra, infatti, che: a) non esiste un popolo – inteso come entità organica – in grado di esprimere una volontà omogenea, bensì una pluralità di volontà particolari/ individuali aggregabili in decisioni collettivizzate; b) la tutela delle libertà fondamentali è possibile unicamente se la democrazia è retta da un insieme di regole valide per tutti i membri della comunità, in grado di limitare l’operato dei detentori del potere; c) col termine partecipazione è possibile designare: c-1) il prendere parte: svolgere attivamente un’attività che sancisca una appartenenza; c-2) l’essere parte: il trovarsi oggettivamente in un dato status; c-3) il sentirsi parte, ossia percepirsi psicologicamente ed interiormente come parte di qualcosa; d) di per sé, non tutte le comunità sono democraticamente governate, e che pertanto non può esservi piena identificazione fra comunità e sistema democratico.
L’analisi empirica della democrazia ci dimostra che: 1) con il termine “popolo” o “comunità”, in una accezione restrittiva ma corretta, si designa una pluralità di individui che entrano in relazioni reciproche in modo tale da pervenire a decisioni collettivizzate; 2) esistono gradi diversi di partecipazione, a seconda del ruolo che si detiene all’interno della società (governati e governanti). Partecipazione in democrazia significa anche capacità di subire le conseguenze delle decisioni assunte da rappresentanti; 3) l’unanimità è quasi sempre un mero ideale: nella prassi, la decisione viene assunta dal “popolo” o dai suoi rappresentanti ricorrendo al criterio decisionale maggioritario temperato, che presuppone il rispetto dei diritti delle minoranze.
Un forte contributo allo studio empirico della democrazia è venuto da Joseph Schumpeter (1883-1950), che ha scorto nella democrazia un metodo di selezione delle élites (partiti e, soprattutto, leader) tramite elezioni libere, competitive e periodiche. Schumpeter ha infatti descritto il metodo democratico come «lo strumento istituzionale per giungere a decisioni politiche, in base al quale i singoli individui ottengono il potere di decidere attraverso una competizione per il voto popolare» (in Capitalismo, Socialismo e Democrazia, 1942). Diversamente dalla c.d. dottrina classica, questa teoria presenta una serie di criteri empiricamente verificabili che permettono di distinguere i sistemi democratici da quelli non democratici: il voto deve essere libero; il consenso verificato tramite elezioni aperte, competitive ed organizzate a regolari intervalli di tempo; i leader devono essere posti in condizione di essere sostituiti da altri leader. È importante rilevare come, secondo Schumpeter, sia del tutto utopistico ipotizzare che i cittadini siano in grado di sviluppare un’opinione libera e indipendente (cioè razionale, secondo Schumpeter) dell’interesse generale, o degli interessi generali: i cittadini comuni sono influenzati dai mezzi di comunicazione e dai messaggi dei leader più di quanto costoro riescano a loro volta a influenzarli. La razionalità individuale è necessariamente limitata ad interessi circoscritti, quasi sempre privati o locali. Tanto più i problemi pubblici sono estesi, tanto più si assiste nella «perdita di senso della realtà» da parte di chi ne discute. Queste importanti intuizioni, elaborate da Schumpeter con largo anticipo sugli studi sociologici e politologici relativi al funzionamento delle società di massa, conservano tuttora larga parte della loro validità.
Siamo quindi passati a trattare il tema della partecipazione politica, mantenendo l’ottica empirica che ha contraddistinto la prima parte del corso. Concentrandosi sulla partecipazione intesa come prendere parte, abbiamo evidenziato che: a) la partecipazione è sempre praticata da individui, che possono, se vogliono, riunirsi in gruppi. Le azioni dei gruppi, nondimeno, sono sempre esplicabili come azioni individuali; b) la partecipazione presuppone un interesse individuale, ossia la volontà di ottenere un beneficio, per sé o per gli altri. Questo beneficio non è necessariamente egoistico, tuttavia la partecipazione è incomprensibile in assenza di tale interesse; c) la partecipazione ha un costo, giacché richiede l’impiego di risorse (a cominciare dalla risorsa “tempo”). I costi di partecipazione sono uno dei due tipi di costo di cui bisogna tener conto nell’ambito di un processo decisionale. Accanto ad essi, esistono i costi di legittimità.
I costi di partecipazione aumentano al crescere del numero dei partecipanti coinvolti in un processo decisionale. Il grafico dei costi di partecipazione esplicita il rapporto di proporzionalità diretta intercorrente fra numero di partecipanti ad un processo decisionale e risorse impiegate (a cominciare dalla risorsa “tempo”).
I costi di legittimità diminuiscono al crescere del numero di partecipanti coinvolti in un processo decisionale. Il grafico dei costi di legittimità esplicita il rapporto di proporzionalità inversa intercorrente fra numero di partecipanti ad un processo decisionale e rischio che la decisione finale si discosti dal volere del singolo individuo. In una situazione di perfetta eguaglianza nell’esercizio del potere decisionale (democrazia diretta), ogni membro della comunità detiene una quota pari a 1/N, ove N indica il numero complessivo dei partecipanti. In questa situazione, i costi di legittimità sono minimi. Viceversa, in una situazione in cui un solo individuo decide (monocrazia), i costi di legittimità sono elevatissimi, giacché il rischio che quell’individuo non tenga conto delle preferenze altrui è elevatissimo.
Intersecando le due curve, è possibile individuare una intersezione che ci svela il punto di equilibrio fra i due costi. E’ più realistico descrivere questo equilibrio non come una intersezione esatta, quanto piuttosto un’area (rettangolo geometrico). All’interno di quest’area, i costi di partecipazione sono abbastanza bassi per non generare uno stallo decisionale, mentre i costi di legittimità sono abbastanza alti per garantire che la decisione abbia una sua effettività (ossia che gli individui, anche dissidenti, riconoscano la sua validità e vi obbediscano). E’ bene tener conto della definizione di decisione politica collettivizzata: essa è a) sovrana (si impone gerarchicamente sulle decisioni dei privati); b) valida per tutti (vincola tutti coloro i quali si trovano nella fattispecie descritta dalla legge); c) effettiva (è rispettata da tutti i membri della comunità entro cui si applica).

lunedì 19 gennaio 2009

Segnalazione

Colgo l'occasione per segnalare un ciclo di incontri - iniziato a novembre - dedicato al tema "La destra, le destre: modelli e sfide", nell'ambito del Laboratorio di Analisi Politica curato annualmente da Carlo Galli per l'Istituto Gramsci - Emlia Romagna. Ad eventuali interessati, mi permetto di consigliarlo fortemente, vista la serietà scientifica e la qualità dei relatori.

Segue il programma degli ultimi tre incontri ed il link della pagina web relativa.

5 febbraio
Le sinistre davanti alle destre
Marco Revelli

12 febbraio
La libertà e la paura come orizzonti politici ed economici dell’età globale
Angelo Maria Petroni

19 febbraio
Democrazia e destre, oggi, in Europa
Piero Ignazi

http://www.iger.org/ladestraledestremodelliesfide-k-85-1.html